martedì, ottobre 14, 2008

LA PICCOLA POSTA DI GIORGIO

L'iniziativa di scrivere direttamente al Presidente Napolitano ha avuto un successo impressionante se sul sito del Quirinale è comparso l'intervento che vi mostriamo qui sotto. Siccome sul sito quirinalesco è stata intitolata "La nota", ci chiediamo se la nota ci arriverà sul diario (meno grave) o sul registro (5 in condotta e bocciati subito). Noi nel testo abbiamo notato l'eleganza con cui la maggior carica dello Stato si sfila dalla questione: non è affar suo, la legge è ancora in discussione e anche quando la discussione sarà terminata non sarà affar suo ugualmente. Lo stile letterario è soave: lo notiamo perchè abbiamo frequentato una buona scuola primaria, i nostri figli saranno meno fortunati. Ed ecco il testo.


LA NOTA

Nota sulle web-mail al Presidente della Repubblica Napolitano in relazione alla legge di conversione del decreto legge n. 137, in materia di istruzione e università

Giunge in questi giorni al Presidente della Repubblica un gran numero di messaggi con i quali da parte di singoli, e in particolar modo di insegnanti, nonché da parte di talune organizzazioni, gli si chiede di non firmare il decreto legge 137 – o, più propriamente – la legge di conversione di tale decreto.Pur nella viva attenzione e comprensione, da parte del Presidente, per le motivazioni di tali appelli, si deve rilevare innanzitutto che il Parlamento non ha ancora concluso l’esame del provvedimento in questione. Inoltre, secondo la Costituzione italiana, è il governo che si assume la responsabilità del merito delle sue scelte politiche e dei provvedimenti di legge sottoposti al Parlamento, che possono essere contrastati e respinti, o modificati, solo nel Parlamento stesso. Il Capo dello Stato non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce: la stessa facoltà di chiedere alle Camere una nuova deliberazione sulle leggi approvate incontra limiti temporali oggettivi nel caso della conversione di decreti-legge, ed il Presidente ha in ogni caso l’obbligo di promulgare le leggi, qualora le stesse siano nuovamente approvate, anche nel medesimo testo.

Nessun commento: